Dal 27 febbraio al 2 marzo 2025 i viaggi di Eidos ci porteranno in Molise a Castelnuovo al Volturno (IS) per fare la conoscenza di una tradizione magica e suggestiva: l’Uomo Cervo.
Il Viaggio sarà un’incontro con l’IO SONO e la Personalità che si fa strumento di crescita ed evoluzione dell’Anima. Attraverso le pratiche in mezzo alla natura e la conoscenza dello Spirito dell’Uomo Cervo che andremo ad incontrare come energia selvaggia e potente insita in noi, ci riconosceremo come Esseri Divini alla conquista della nostra espressione più bella e profonda. Togliendo quegli schemi che ci hanno impedito di vivere la nostra vera natura.
Il tema del corpo, ma anche come personalità e maschera ha finalmente ritrovato una sua collocazione filosofica dopo l’evidente esilio da una tradizione di pensiero che ne ha fatto la sede imprigionante dell’uomo, un muto involucro dell’anima, o anche l’espressione concepibile e sussumibile nell’essenziale attributo dell’extensio. Tuttavia, per il corpo risulta vero quanto già Agostino scriveva nel libro X delle Confessiones circa il tempo: come dire infatti cos’è il corpo, cos’è il mio corpo?
La maschera irrompe coerenza, continuità e quotidianità, costruendo e decostruendo significativi a cui si aggrappano gli uomini. Nel suo significato psicopatologico, la maschera non esprime sentimento, coscienza e ragione, ma simboleggia il vuoto esistenziale di una non appartenenza al mondo.
Scriveva Oscar Wilde: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”. Con quest’affermazione lo scrittore sottolinea la paura dell’uomo di mostrarsi per quello che è davanti alle persone, così come di fronte alla propria famiglia. Evita e di conseguenza sfugge, dalla responsabilità di farsi conoscere, mascherando quelle che sono le sue emozioni, i suoi pensieri, la propria autenticità.
La maschera assume una valenza significativa all’interno di meccanismi di difesa e di distanza a seguito di un malessere che non viene elaborato, piuttosto negato. Essa diviene parte integrante della personalità di un individuo entrando a far parte del proprio modus operandi, in cui si assumono comportamenti rigidi e disfunzionali, il cui prevalente obiettivo è allontanare la sofferenza. Il desiderio di sentire meno il dolore, svanisce di fronte all’illusione che ne deriva, dove la capacità di controllore la sofferenza risulta essere semplicemente una chimera. L’agire si intreccia con l’interpretazione soggettiva: da qui la selezione su ciò che si ritiene di volere-poter mostrare e non mascherare. Ogni maschera presenta una propria forma, una propria struttura, che va letta all’interno del contesto in cui si trova a vivere una persona. Ricerche fenomenologiche e psicopatologiche della maschera, dimostrano quanto essa si colleghi alla funzione di nascondere e manipolare la realtà oggettiva.
Il rito dell’Uomo Cervo ha origine da un tempo immemorabile. È un rito pagano, che segna il passaggio dalla fine dell’inverno e l’inizio della primavera: l’uomo cervo muore nel male per rinascere buono e tornare tra le sue montagne, buon auspicio di rinascita e di fertilità della natura.
Il Carnevale in Molise è fatto di rituali ancestrali legati alla rinascita della natura: il 27/28 Febbraio e 1/2 Marzo 2024 c’è l’Uomo Cervo di Castelnuovo al Volturno (IS.
Il significato primordiale del Carnevale, espressione ancestrale del legame tra l’uomo e la natura, si esprime in alcuni particolari rituali che rendono speciali gli eventi carnevaleschi in Molise. Il primo fine settimana di Marzo 2024 è l’occasione per visitare il Molise e vivere i riti più significativi del Carnevale nella terra molisana: il 2 Marzo il rito dell’Uomo Cervo, conosciuto come “Gl’ Cierv’”, che si svolge a Castelnuovo al Volturno (IS) al cospetto delle montagne Mainarde; dal 19 al 23 Febbraio 2024, ad Isernia, il Carnevale delle Maschere Zoomorfe.
Antropologia, folklore, ruralità, il simbolismo legato alla rinascita della natura, sono parte del significato del rito dell’Uomo Cervo, uno dei più importanti ed identitari della nostra regione. Per conoscerlo meglio, abbiamo intervistato Eduardo Vessella, musicista e socio dell’Associazione Il Cervo, la quale quest’anno compie 30 anni e organizza la coinvolgente pantomima che tra musica e rappresentazione teatrale racconta il rituale del “Gl’ Cierv”.
Il rito dell’Uomo Cervo ha origine da un tempo immemorabile. È un rito pagano, che segna il passaggio dalla fine dell’inverno e l’inizio della primavera: l’uomo cervo muore nel male per rinascere buono e tornare tra le sue montagne, buon auspicio di rinascita e di fertilità della natura. «L’uomo cervo nasce come culto pagano ispirato alla natura. Secondo gli studi riportati da Massimiliano Palmesano nel suo libro “L’Uomo Cervo. Pantomima, rito e mito” era un dio cervo, un dio a sé. In passato non si identificava esattamente con questa tipologia di animale, ma con una bestia. Come per i Krampus, esseri demoniaci rappresentati in Alto Adige e nel nord Europa, c’è una parte buona che si identifica con San Nicola, anche l’Uomo Cervo ha un personaggio buono, Martino, vestito di bianco, una sorta di Pulcinella molisano simbolo di purezza», spiega Eduardo Vessella.
Il cervo, la cerva, Martino e il cacciatore sono i personaggi principali della pantomima di “Gl’ Cierv” che andrà in scena il 2 Marzo alle 18.30. Dopo il tramonto, l’unica piazza del paese che ha come cornice i monti Marrone e Castelnuovo, appartenenti alla catena delle Mainarde, diventa il pittoresco palcoscenico della rappresentazione che coinvolge molti abitanti, sia come protagonisti sia come figuranti. Comincia tutto da una danza tra il “maone”, lo stregone, con le “janare”, le streghe, che richiamano il cervo dalla montagna.
L’animale scende arrabbiato, perché trascurato dalle persone, e crea scompiglio all’interno del paese.
Con l’arrivo della cerva placa le sue ire, intrecciandosi in una danza d’amore, ma coinvolgendo poi anche la cerva nella sua collera furibonda. L’arrivo di Martino, figura del bene, frena la rabbia e con l’aiuto del popolo, tra cui pastori e zampognari, i due cervi vengono legati e stremati si allungano a terra. La popolana, vestita con l’abito tradizionale di Castelnuovo, si avvicina a loro offrendo da mangiare: verdura, mais, quello che ha in casa, ma gli animali rifiutano. Infine, dona loro la polenta. Ma l’unico modo per placare il furore del cervo è il cacciatore, che ha il dono del soffio della vita: spara ai due cervi, soffiando loro nelle orecchie, affinché rinascano buoni. La morte e la rinascita. La fine dell’inverno e l’annuncio della primavera. Prima di andare via i Cervi lanciano il grano addosso alla gente. L’oste continua in un secondo momento a gettare grano a tutti i presenti. Ad accompagnare la pantomima, le colonne sonore di Ernest Carracillo.
La cultura rurale è alla base del rito, che svela anche un legame con la Transumanza, grazie alla presenza dei pastori e degli zampognari che costituiscono il popolo. «Il rituale dell’Uomo Cervo in realtà non può essere raccontato. Va vissuto, perché ognuno vivendolo ha una sua interpretazione e si immerge nella vicenda», spiega Eduardo Vessella. Sarà una serata speciale, alla quale parteciperanno anche altre maschere antropologiche e zoomorfe: il Diavolo di Tufara del Molise, i Survakari di Zemen dalla Bulgaria, il Cucibocca dalla Basilicata, la Compagnia degli Zanni del Lazio. Tutte maschere accumunate dal rito e dalla tradizione. A concludere la serata sarà una jam session, un concerto aperto a tutti i musicisti, a tutti coloro che vorranno suonare insieme.
Un altro appuntamento da non perdere, per restare in tema, è dal 19 al 23 febbraio 2024, ad Isernia, per il Carnevale delle Maschere Zoomorfe. Un grande evento che trasformerà Isernia nella capitale del Carnevale d’Europa, con quattro giorni di iniziative, che culmineranno il 23 febbraio alle 16.30 con la sfilata di oltre 250 figuranti rappresentanti i principali riti carnevaleschi europei, tra cui l’Uomo Cervo. Le maschere sfileranno anche su Corso Garibaldi, davanti al nostro negozio di Isernia.
Ci saranno tra i tanti: i Kurents dalla Slovenia, inclusi nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, vestiti di velli di pecora, con grandi campanacci legati alla vita e un enorme copricapo di pelliccia decorato con corna, piume e nastri colorati; i Momotxorros dalla Spagna, anch’essi con pelle di pecora sulle spalle, in testa corna bovine, alla cintola campanacci ed in mano un forcone di legno; gli Zvoncari tipici delle regioni croate nelle quali veniva allevato il bestiame con il compito di cacciare gli spiriti maligni d’inverno e di stimolare il nuovo ciclo primaverile; le Maschere Cornute di Aliano, in Basilicata, che rievocano creature demoniache e goffe con particolari cappelli colorati e sono citate come “animali inferociti” da Carlo Levi nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli”; dalla Sardegna gli Arestes vestiti di pelli di capra, pecora e bue lunghe fin sotto le ginocchia, con ossa di animali sulle spalle, pronti a sacrificare l’Urtzu rappresentato da un uomo che indossa un’intera pelle di pecora, capra o toro, con il copricapo sormontato da maestose corna di toro; dalla Valle d’Aosta le Landzette con i loro coloratissimi costumi ricamanti a mano che ricordano le uniformi di Napoleone che nel 1800 transitò con un esercito di 40.000 uomini nella Valle del Gran San Bernardo: portano maschere e tengono in mano una coda di cavallo, scacciano via gli spiriti avversi per accogliere la nuova stagione con un’esplosione di suoni e colori.
«In Molise e in numerose aree geografiche d’Europa – ha scritto Mauro Gioielli, direttore artistico del Carnevale delle Maschere Zoomorfe – sopravvivono feste e rituali che vedono protagoniste le maschere dell’uomo-fauno, travestimenti legati principalmente al periodo di carnevale oppure ad esso rapportabili in chiave di riti di passaggio stagionale. (…) La vestizione conduce a una metamorfosi simbolicamente interpretabile quale legame prodigioso, laddove il protagonista del travestimento, anche in chiave di suggestione e di spettacolarità festiva, si identifica nell’animale attraverso la sua personificazione».
Il rito dell’Uomo Cervo, dalla paura alla rinascita della natura
Il buio, i rumori in lontananza, un’oscura figura che si avvicina distruggendo tutto ciò che incontra. È il rito dell’Uomo Cervo, o meglio, de “Gl Cierv”, che si ripete l’ultima domenica di carnevale, a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta a Volturno. Dopo il tramonto, l’unica piazza presente, con i monti delle Mainarde a fare da sfondo, diventa il suggestivo palcoscenico della rinascita della natura dopo il rigido inverno.
La rappresentazione dell’uomo cervo unisce rituali magico-religiosi a scene di caccia in una pantomima che ha la particolarità di descrivere gli aspetti tipici della vita primordiale.
Il tintinnio dei campanacci suonati con una cadenza ossessiva danno inizio all’evento: sono in arrivo le Janare, le streghe che annunciano il rito che si sta per compiere. A queste seguono gli Zampognari fino a che un grido non annuncia l’arrivo della bestia, Gl’ Cierv, ovvero il Cervo.
Questo è un attore coperto di pelli e con grandi corna ramificate; simboleggia l’inverno, la fame, il freddo, la sofferenza e la fatica; si presenta con il volto e le mani dipinti di nero e il petto ornato da campanacci ostentando forza e, soprattutto, cattiveria. Irrompe nella piazza distruggendo tutto ciò che incontra e aggredendo la gente con urla e gesti violenti.
Poco dopo entra in scena una Cerva, dal pellame più chiaro e movenze più aggraziate; la danza d’amore, però, non basta a placare il poderoso animale.
Solo Mago Martino, poco dopo, ci riesce in un primo momento. Il misterioso personaggio rappresenta il Bene ed appare come un mago venuto dalla montagna per arginare la furia delle bestie che, nonostante siano ora legate, rifiutano il cibo offerto da una signora del luogo come segno di pace.
Non solo, riescono anche a liberarsi tornando a terrorizzare la gente fino all’intervento di un Cacciatore, il giustiziere che riesce a fermare la distruzione.
A seguito dei suoi spari gli animali si accasciano in un’atmosfera di morte. Il Cacciatore, in seguito, si china sui due corpi, soffia nelle orecchie dei cervi che tornano a vivere in una nuova dimensione, liberata finalmente dagli spiriti del male.
Significati dell’uomo cervo
Il rito de “Gl’Cierv” ha sicuramente due significati reconditi:
1. Parafrasi del significato primordiale del carnevale, l’antichissimo mito dionisiaco, nel quale il passaggio delle stagioni viene simboleggiato in maniera cruenta, dove, per la rinascita della natura, risulta indispensabile una morte sacrificale.
2. La figurazione di tutto quello che da sempre sconvolge l’animo umano: le radicate paure per l’irragionevole, l’incomprensibile, la violenza selvaggia della natura che sovrasta e, a volte, travolge.
IMPORTANTE!!!
– Gli itinerari proposti si configurano come attività di stampo escursionistico, pertanto ogni partecipante dovrà munirsi di tutto ciò che occorre per affrontare al meglio la settimana di escursioni.
– Pendenze, distanze e dislivelli degli itinerari richiedono un impegno fisico medio/impegnativo, comunque sempre accessibile a chi possiede una buona condizione psico-fisica, una resistenza alla camminata prolungata ed una propensione all’attività dinamica, ed abbia a disposizione un equipaggiamento e un abbigliamento idonei.
– Il programma potrà subire variazioni in base a condizioni di meteo avverso.
Si consiglia:
zaino 20 lt, scarpe da trekking a caviglia alta, bastoncini telescopici, maglia termica, t-shirt, pile caldo, giacca a vento impermeabile o k-way, piumino, pantaloni comodi, maglietta di ricambio, cambio completo per 2 giorni di attività, berretto, guanti, scaldacollo, medicinali personali, occhiali da sole, borraccia per l’acqua (2 lt), frutta e frutta secca, snack, pranzo al sacco (per il primo giorno di escursione).
Le pratiche sono a cura di Catia Massari Counselor di Medicina Integrale, creatrice e direttrice di Accademia Eidos Formazione, ricercatrice spirituale e formatrice, libera professionista ai sensi della legge N° 4 del 14/01/2013.
Le attività proposte sono condotte da personale qualificato
• Dove: Castelnuovo al Volturno (IS)
• Date: 27-28 febbraio – 1-2 marzo 2025 (partenza 3 marzo)
– Arrivo nella serata del 27 febbraio
– 28 febbraio / 1-2 marzo escursioni e laboratori
– 3 marzo: partenza al mattino
– Pernottamento di 5 notti
• Docenti: Catia Massari
• Costo della sola esperienza: € 390
👉 Il costo comprende:
escursioni con la guida, pratiche meditative.
👉 Tutto il resto è a carico partecipante:
Pernottamento in struttura scelta dal partecipante, pasti, viaggio e tutto ciò che concerne la propria persona.
– È necessario dare un acconto del 30% che non verrà restituito in caso di disdetta da parte del partecipante
– Per informazioni su eventuali sconti e su pagamenti personalizzati contatta la segreteria all’indirizzo email segreteria@eidosformazione.it
• Per il pernottamento consigliamo di seguito alcune strutture da contattare a carico del partecipante:
– Azienda Agrituristica Coia Rosa (Castelnuovo al Volturno)
📞 348 3932602
https://www.facebook.com/aziendaagrituristicacoiarosa
– B&B La Vracia (Rocchetta a Volturno)
📞 389 6983460
– Locanda Belvedere da Stefano (Castelnuovo al Volturno)
📞 338 1730892
https://g.co/kgs/JEzp6uU
Cara Catia,
Ti scrivo inanzitutto per RINGRAZIARTI🌹❤️
È da un paio di settimane che “casualmente” ho scoperto i tuoi oracoli del mattino e mi sto guardando le dirette passate e ora seguo con interesse e presenza.
Ovviamente sono capitati proprio in questo momento dove stanno/potrebbero Avvenire cambiamenti interessanti, momento in cui mi sento ancora più consapevole della vita e la mia strada si illumina sempre di più anche se ombre, dubbi, paure e giudizi e Ego vengono sempre a galla.
Sono qui perché voglio allenarmi ad osservare, a dire si alla mia anima e a trovare l’equilibrio accogliendo gli opposti. Proprio come parli nei tuoi video. Grazie per questo che dono che stai mettendo a disposizione per noi🙏💞
Sono felice in Germania e ancora di più perché sento una connessione potente con l’Italia e con te più che mai cara maestra. Davvero tante volte e anche più volte al giorno ti ringrazio nel mio cuore per tutto ciò che ho scoperto, imparato ed evoluto attraverso i tuoi insegnamenti e le tue pratiche.
Ho praticato Reiki alla mia coinquilina ed è stata meglio. Lo pratico al cibo e in altre occasioni. Anche al lavoro con i bambini o prima di dormire.
Il messaggio di oggi dell oracolo è guardacaso proprio quello che mi serve per ciò che sto vivendo.
La mia coinquilina è tosta ed è anche lei una maestra perché attraverso di lei vengono fuori emozioni antiche ma a volte è difficile perché mi arriva quella sensazione che lei “sa tutto” della vita e anche della mia e tocca tante corde delicate. Dice di essere una delle persone più positive che ci siano ma poi spesso si lamenta perché alcune sue aspettative non corrispondono e questo mi fa lavorare sui miei sensi di colpa e su ciò che invece io sono e i miei tempi che mi occorrono per evolvere.
Forse riuscirò a maggio a lavorare nell asilo nel bosco qua. Il mio sogno. E proprio quando si sta realizzando arrivano delle paure. Ed è interessante da osservare come ogni esperienza ha semplicemente i lati ombra e i lati luce come la luna ogni notte.
Le scelte per me sono sempre ardue e sto imparando che ogni scelta apre ad altre possibilità.
Lavoro poi sull’ironia. Prendo le cose un po troppo sulserio ultimamente mentre potrei vivere con molta più leggerezza.
È così bello il sentiero della vita e ora sono tornata a Trier e vivo proprio accanto al bosco e ogni giorno sono la a camminare e/o meditare.
Ti mando tanto Amore, anche a tutti a casa e alla tua associazione e accademia.
❤️🌹Aho🙏❤️💞
– Elena S. –
Nel 2013 vengo a conoscenza dell’Associazione il Richiamo di Catia Massari, decido di partecipare a una presentazione di cerchi di donne “Luna Rossa”. Quella sera decido di partecipare all’evento, è stata la scelta migliore che potessi fare per migliorare la mia vita. Catia mi è subito entrata dentro, la sua semplicità, il suo modo di esprimersi (fatti non parole) come dice sempre, poi il modo di presentare il progetto è stato per me un varco luminoso che si apriva. Da quel momento partecipo settimanalmente agli incontri: meditazione, reiki, cerchi di donne, viaggi sciamanici e tanti altri progetti. Catia in questi anni per me è stata un’insegnante, una guida, mi ha aiutato a comprendere la mia direzione, mi ha portato a fare chiarezza e comprende tante situazioni che mi causavano, dolore sia fisico, sia emozionale. Ad oggi la sensazione più forte è quella di avere imboccato la strada giusta per me. Catia in questo è stata la lanterna al mio fianco, pronta a sostenermi e a incoraggiarmi a trovare la mia direzione, il mio compito in questa vita. Grazie Madre di esserci sempre, un abbraccio di ❤️
– Monica N. –